Quanti di noi, soprattutto tra le nuove generazioni, immaginano un giorno di poter godere della pensione e di trascorrere quanto più tempo è possibile da dedicare alla propria famiglia e agli affetti più cari. Ma ci sono tanti interrogativi sulla questione che riguarda proprio l’età pensionabile, in nome della quale ancora non ci sono effettivamente né chiarezza né risposte certe.
Proprio in quest’ultimo periodo, a ridosso con la fine dell’anno, molti lavoratori in procinto dell’età pensionistica si chiedono che ne sarà di loro, ma sopratutto si chiedono se riusciranno a raggiungere la pensione e con quale importo. Sì, perché i problemi non riguardano solo l’età, ma anche l’entità della pensione, ovvero quanto spetta oggi a chi non lavora più?
Pensione: tutti i dubbi sull’importo
La pensione è l’argomento più dibattito da ogni governo, perché ci sarebbero mille modi per risolvere il problema, ma forse manca proprio la volontà di attuarli per dare più certezze e sicurezze agli italiani. Quindi, si susseguono le riforme promettendo mari e monti, ma in realtà la solfa resta sempre la stessa. E questo perché non c’è un reale piano pensionistico alla base dal quale partire: non esiste un’età, né un’idea di quella che possa essere facendo le dovute differenze tra i vari mestieri tra chi avrebbe maggiore diritto a godere del riposo, dopo aver tanto faticato.
E oggi il problema verte anche su quanto la pensione potrebbe valere. Il motivo è verosimilmente legato a un solo problema: la scelta della modalità con cui si va in pensione. Infatti, se si seguono alla lettera le indicazioni della pensione contributiva, non ci saranno problemi; in caso contrario, cioè se quindi si opta per una pensione anticipata, lì cominciano ad emergere le prime reali difficoltà.
Ma a quanti anni si può andare in pensione?
Questo è un grandissimo dilemma, proprio perché manca un’organizzazione che gestisce alla base tutto il sistema pensionistico. Ma più nel dettaglio non si capisce effettivamente come e quando andare in pensione. Vediamo di capire tutte le variabili che sono in questo momento attive e consentono a più fasce di età di avere una pensione, ma non tutte con lo stesso tipo di rendimento.
- pensione di vecchiaia: età minima è di 67 anni con mino 20 anni di contributi
- pensione anticipata: in questa tipologia non è prevista un’età minima, ma è necessario avere almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne
- pensione di inabilità al lavoro: per un qualunque motivo, ma occorrono comunque almeno 5 anni di contributi, di cui 3 negli ultimi 5 anni.
- quota 100: per chi ha un’età superiore ai 62 anni e almeno 38 anni di contributi
- pensione opzione donna: con età di 58 anni (57 per le lavoratrici autonome), con almeno 35 anni di contributi
Questo panoramica, però, va adattato al calcolo della pensione che segue due sistemi in particolari: quello retributivo e quello contributivo. Il sistema retributivo calcola la pensione in base agli ultimi stipendi percepiti, con una percentuale che determina il valore della tua pensione relativamente agli anni lavorati, quindi se hai lavorato 30 anni e il tuo stipendio medio degli ultimi 5 anni è di 2.000 euro, la pensione sarà calcolata su una percentuale di questo stipendio. Nel caso, invece, del sistema contributivo, la pensione viene calcolata in base ai contributi versati durante la carriera lavorativa; pertanto, se hai versato 40 anni di contributi e il montante accumulato è di 200 mila euro, la pensione verrà calcolata in relazione a un coefficiente di trasformazione che varia con l’età anagrafica.
La scelta dell’età pensionistica, quindi, dipende da tanti fattori, ma in primis dalla propria età anagrafica; ma quello su cui bisogna attenzionarsi è sicuramente l’importo da ricevere mensilmente dopo la fine della carriera lavorativa. Infatti, è proprio sulla base del sistema che si sceglie che alla fine si determina una maggiore condizione economica in fase pensionistica.